Fonte: Maurizio Martucci giornalista indipendente https://t.me/MaurizioMartucci
Fonte: Maurizio Martucci giornalista indipendente https://t.me/MaurizioMartucci
Molte persone sfoggiano al polso un assurdo quanto deleterio smart watch.
Per chi, come me,è un appassionato di orologi meccanici tali obbrobri sono un abominio. Lo scopo di questo articoletto però è un altro, e mi riferisco al rischio delle onde elettromagnetiche emesse da tali apparecchiature.
Il misuratore come possiamo vedere nel video evidenzia una emissione di 2,2 volt/metro. Questo campo elettrico non è piccolo se pensiamo che indossiamo l'orologio per diverse ore al giorno (e qualcuno anche di notte) a contatto diretto con il corpo! L'organismo non può non risentire di questa ingerenza elettromagnetica costante!
Ma il gioco vale la candela? Assolutamente no. Ci mettiamo in un terreno rischioso solo per vedere i messaggi e le notifiche un istante prima del cellulare?
Siamo alla senescenza cognitiva!
Il consiglio è di usare un orologio al quarzo, o meglio ancora acquistare un vero segnatempo, un orologio meccanico totalmente privo di emissioni!
In questo caso è usato un semplice rilevatore di radiofrequenze: un apparecchio che rende udibili le OEM, le onde elettromagnetiche!
Si sente il rumore fastidiosissimo che emette lo sgorbio al polso.
Quella mitraglia è esattamente la trasduzione sonora delle OEM che riceve il polso e quindi il vostro corpo (24h su 24h)!
Nonostante l'organo vestibolare delle orecchie non percepisca il suono, credete sul serio che le cellule non lo ricevano?
Molti camici bianchi ridicolizzano l'impatto dell'inquinamento elettromagnetico sulla salute umana, come mai allora sempre più persone diventano elettrosensibili?
PS: Ovviamente nello smart watch non è possibile disabilitare la funzione Bluetooth dell'orologio, quindi l'emissione è costante e perenne!!
Fonte: Disinformazione.it
Adesso però bisogna interrogarsi anche sugli effetti sanitari del wireless: in questo video si vede chiaramente come l'assistente personale di Amazon ogni 30 secondi emette anche 1.000 microwatt, pure senza diffondere musica.
Tutto elettrosmog che potrebbe sommarsi ad eventuali Wi-Fi e/o stazione radio base nelle vicinanze, radiofrequenze gettate addosso al corpo di chi è nelle vicinanze
In Germania un "robot-chef" lavora h24 per dare da mangiare a tutti
Nella clinica universitaria della città tedesca di Tubeng si può mangiare in qualsiasi momento della giornata: qui, infatti, lavora un robot - chef senza sosta.
Il robot in questione può preparare un pasto con ingredienti già tagliati e se necessario anche da frigorifero, fornendo piatti pronti in pochi minuti.
I loro clienti, pazienti e personale della struttura ospedaliera, che possono scegliere tra cinque piatti diversi per 6-8,70 euro.
Fonte: Tutti i fatti
In Canada hanno inventato la Sylvox Waterproof Mirror TV, una TV impermeabile che può trasformarsi in uno specchio.
Neppure quando ti rilassi nella vasca di acqua calda sfuggi all’onnipresenza degli schermi.
Che mondo assurdo…
Fonte: Enzo Di Frenna giornalista indipendente e scrittore self publisher
Siete seduti sul divano a guardare la vostra serie tv preferita. Fuori è buio, ma niente può farvi paura: avete da poco installato un sistema d’allarme all’avanguardia, le vostre finestre sono protette da pesanti grate e in giardino scodinzola un cane di 50 kg. E se vi dicessimo che in realtà nel vostro ideale castello c’è una breccia aperta attraverso cui il nemico può passare indisturbato?
Ora immaginiamo che di notte suonano insistente al citofono e andando ad aprire vi ritrovate dei poliziotti molto arrabbiati che entrando in casa vi chiedano di consegnare tutti i dispositivi elettronici e venite sospettati di essere un pericoloso cyber criminale. Solo dopo scoprirete che gli investigatori sono arrivati a voi perché, in effetti, u pericoloso cyber criminale risultava connesso proprio dal salotto di casa vostra.
Qualcuno di voi ha mai cambiato la password del Wi-Fi che si trova scritta sull’etichetta attaccata sul fondo o sul retro del router? Siamo pronti a scommettere che almeno nell’80% dei casi la risposta sarà “NO”. La giustificazione, stavolta nel 99% dei casi, sarà “è una password lunga e complicata, è impossibile ricordarsela a memoria, quindi è sicura”. Risposta sbagliata.
Il solo fatto che sia preimpostata dovrebbe spingervi a farvi qualche domanda ma, soprattutto, qualche considerazione apparentemente banale. Quale? Ve ne suggeriamo una: se è preimpostata, è molto probabile che non sia segreta.
E non essendo segreta, è possibile, anzi sicuro, che qualcuno nel mondo ne sia a conoscenza e quindi, potenzialmente, sia in grado di collegarsi alla nostra Wi-Fi domestica. Magari non accadrà mai, o forse, qualcuno potrebbe approfittarne per compiere dei reati informatici e risultare connesso da casa vostra.
Queste password apparentemente tanto sicure, vengono generate da un algoritmo. E se per qualche ragione un estraneo conoscesse quell’algoritmo sarebbe in grado di ricostruirle. Fantascienza? Chiamatela come meglio credete. Fino a 10 anni era fantascienza immaginare l’intelligenza artificiale e le sue applicazioni.
Dunque, permetteteci di darvi un consiglio non richiesto: cambiate la password del vostro router. In base al vostro operatore, troverete le istruzioni nella scatola originale del router. Se non l’avete conservata, internet vi darà tutte le risposte che cercate.
Gianluca Zanella
Indipendentemente dal fatto che si presti o meno attenzione all'illuminazione ambientale, l'illuminazione potrebbe prestare attenzione agli esseri umani.
I prodotti tecnologici di Google o Amazon nella casa, funzionano come dispositivi di sorveglianza e comunicano tra loro tramite la tecnologia 5G.
La ragnatela che emette radiazioni a microonde consentirà a Big Data/Big Telecom e Big Brother di catturare ciò che accade dentro e fuori casa in ogni momento della vita.
Il 5G non ha quasi nulla a che fare con il miglioramento della vita umana; si tratta di controllare la vita, commercializzare prodotti e raccogliere i dati personali, con l'intelligenza artificiale, per scopi non dichiarati.
Al prossimo acquisto di un dispositivo "intelligente", ricordiamo che il prodotto non è il dispositivo, il prodotto siamo noi esseri umani, la nostra vita, i nostri dati personali.
Meta ha offerto contratti da un milione di dollari agli attori di Hollywood per poter usare la loro voce nei loro prodotti di intelligenza artificiale (AI), riferisce Bloomberg, citando persone che hanno familiarità con la questione.
Attualmente la compagnia sarebbe in trattative con le attrici Judi Dench e Awkwafina e con l'attore Keegan-Michael Key.
Fonte: L'AntiDiplomatico
Ma c'è una sfumatura: non c'era nessuno nella cabina e il poliziotto ha dovuto comunicare con il servizio di supporto tecnico.
Il computer di bordo del robotaxi si è rivelato accomodante: è entrato nel parcheggio e si è fermato per dare al poliziotto l'opportunità di controllare tutto e comunicare con il servizio di ispezione
Fonte: Biblioteca Contemporanea
Intreccia con Intelligenza artificiale e wireless i dati biometrici (cioé il volto) e l'impronta digitale (il dito) di chi suona il campanello. Dopo l'installazione degli Smart Meter per la gestione da remoto dei consumi, anche l'accesso in casa diventa connesso.
L'algoritmo potrà impedirne l'ingresso (es. morosi del mutuo) esattamente come l'accensione di un'automobile senza conducente sarà impossibile (es. se non paghi la rata della finanziaria).
Fonte: Maurizio Martucci
Se il servizio è gratis, il prodotto sei tu! Benvenuti nelle nuove
gabbie: dove le masse di plebei straccioni sono neo-schiavi, spremuti
come arance mature dal mercato digitale, imprigionati dentro ai “feudi
immateriali” dei signori delle big tech.
Ma con l’arrivo dei
sistemi IOT (smart objects) nelle nostre case il dominio dei signori del
silicio si espande ancora, adesso non solo capitale e lavoro vengono
erosi dai signori dell’informazione, non solo i cittadini-consumatori
sono ridotti a flussi di dati commerciabili e soggetti al capitalismo
della sorveglianza, adesso, con l’avvento degli oggetti intelligenti non
saremo neanche più proprietari dei beni di consumo che acquistiamo.
Nell’epoca
del capitalismo immateriale, il software comanda l’hardware, chi
governa il software gestisce l’hardware, perciò gli smart objects che
acquistiamo compresi veicoli elettrici, elettrodomestici, intelligenti
ecc. ecc. non sono di “nostra proprietà” almeno nel senso tradizionale
del termine. Spieghiamoci bene. Scrive Quintarelli:
«Nel 2015
John Deere, il più grande produttore mondiale di trattori (quelli
verdi), in un documento indirizzato all’ufficio statunitense del
copyright ha sostenuto che gli agricoltori non possiedono più i loro
trattori, almeno non in senso tradizionale. Il motivo è che il software è
una componente essenziale dei trattori moderni e riguarda ogni aspetto
del loro funzionamento; questo software però non è di proprietà degli
agricoltori, che ne hanno solo una licenza d’uso, nel momento in cui
acquistano il il trattore, che dal punto di vista del produttore è una
specie di grosso robot a comando umano. Sempre nel 2015 la General
Motors ha sostenuto che le sue auto sono reti informatiche mobili del
cui software essa mantiene i diritti, che concede in licenza d’uso a chi
acquista(a questo punto un termine improprio) un’automobile.»*
Come
abbiamo spiegato gli “oggetti smart “che acquistiamo non sono “nostri”,
ma ce ne viene concesso l’uso. Perciò paghiamo per qualcosa che non ci
appartiene e che non è di nostro dominio e sotto il nostro dominio,
perdiamo così capacità decisionale (questi oggetti funzionano e
“comunicano-tra-loro indipendentemente da noi) e paghiamo per dei beni
che invece di essere sotto il nostro dominio, dominano le nostre vite,
scelgono per noi e funzionano come ed in base a quel che decide il
proprietario del software.
Spiega Quintarelli: «Le persone sono
abituate a guardare ai prodotti e ai servizi secondo la loro dimensione
visibile, cioè quella materiale. Si fa una certa fatica a notare che la
componente di valore della loro dimensione immateriale, sta
costantemente aumentando, tendendo a costituire il maggiore fattore di
differenziazione e la maggior fonte di valore aggiunto - e
conseguentemente la maggior fonte di valore aggiunto - e
conseguentemente la maggior fonte di limitazione dei diritti degli
utenti, non più pari a quelli intrinseci del materiale.»*
Quindi
andiamo verso un’ulteriore perdita di sovranità, di libertà, di diritti,
di autonomia, di privacy. Pian pianino tutto ciò viene eroso, le nostre
vite, le nostre stesse identità diventano digitali perciò diventano
dati gestibili dall’esterno.
Noi esistiamo se siamo inseriti nel
sistema dei database e delle piattaforme immateriali e se chi gestisce
tali sistemi concede a noi di accedere al nostro doppione digitale con
cui siamo loggati sulla Rete, ma possiamo venire depennati e
disabilitati con un click in ogni dove e quando esattamente come gli
smart objects che ci vengono dati in concessione possono smettere di
funzionare o possono funzionare indipendentemente dalle nostre scelte
come e quando decide il proprietario del software che concede il proprio
oggetto in utilizzo a noi schiavi digitali.
Se il veicolo
automobilistico intelligente che abbiamo acquistato rileva un problema
siamo costretti a portarlo dal meccanico o da chicchessia e se non lo
portiamo, anche se il veicolo funziona ed il danno è innocuo, il
software può decidere di bloccare il veicolo e noi non possiamo più
utilizzarlo.
Non siano più padroni nemmeno di ciò che paghiamo di
tasca nostra. Tutta questa situazione in cui la dimensione immateriale
logora, erode e sostituisce la dimensione materiale rendendola
strettamente dipendente e subordinata ad essa segna la nascita e lo
sviluppo di quelli che non sono altro che feudi digitali.
di Francesco Centineo
*Stefano Quintarelli Capitalismo Immateriale edito Bollati Boringhieri cit. pag. 32; pag. 33
**Stefano Quintarelli Capitalismo Immateriale edito Bollati Boringhieri cit. pag. 35
Fonte: sfero
Robot per robot, a quelli in pelle preferiranno sempre il modello sintetico.
Fonte: Giorgio Bianchi Photojournalist
Ancora una volta, smentite le previsioni della blasonatissima London School of Economics. E, così, anche in Europa, si licenziano i giornalisti sostituendoli con l’Intelligenza artificiale. “Giornalisti” per modo di dire in quanto a cercarsi le notizie oramai non c’è quasi più nessuno essendo, nelle redazioni, tutti impegnati a diffondere – adattandole al target culturale di specifici segmenti dei lettori o telespettatori – le chiacchiere e le fake news create e diffuse a livello planetario da un pugno di agenzie di stampa.
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Fonte: Maurizio Martucci giornalista libero https://t.me/MaurizioMartucci
Questa è l’epoca dello IOT, presto 20 miliardi di oggetti cyberfisici popoleranno il globo nonostante 4 miliardi di individui siano ancora disconnessi. Questo dà il metro dell’epoca in cui viviamo e dello spirito che permea i tempi: una allucinazione collettiva in cui le masse riempiono le loro vite di dispositivi tecnologici convinte di migliorare le proprie esistenze.
Siamo spesso abituati a considerare internet come una architettura strutturata per le comunicazioni e le informazioni e rivendicarla come avamposto di libertà ma a tutti gli effetti internet è una rete di controllo materiale, grazie alla quale aziende private e governi interagiscono, istituendo una sorveglianza di massa sui cittadini
Siamo nel pieno dell’automatizzazione della società e sottomessi alle logiche degli algoritmi i quali “giocano un ruolo centrale nella società perché classificano, ordinano, discriminano, prevedono e danno punteggio a tutti gli aspetti della vita
Possiamo continuare a starnazzare sul web di voler essere liberi ma se non opponiamo quella che il filosofo Eric Sadin definisce la “politica del grande rifiuto” , disconnettiamo le nostre esistenze dall’infosfera e torniamo a con-vivere tutti insieme nel mondo fisico.
Fonte: Francesco Centineo
parola di uno che se ne intende!